Per la costruzione di una Mutua dell’autorganizzazione sociale a Roma

E’ ormai da alcuni anni che all‘interno della realtà dell’autorganizzazione sociale e dei movimenti anticapitalisti si è riaperto il dibattito intorno all’ attualità delle pratiche mutualistiche e alle forme e ai modi della loro applicabilità all’attuale fase storica.

Grazie a questo percorso di approfondimento è maturata una diffusa consapevolezza riguardante le grandi similitudini esistenti tra la fase economica-sociale attuale e quella che vide l ‘emergere delle prime esperienze di autorganizzazione delle classi subalterne;queste, partendo dalle forme più elementari, Società di Mutuo Soccorso e Cooperative di consumo,passando per la produzione di autoreddito, attraverso le affittanze collettive e le Cooperative di lavoro, giunsero fino alla costituzione di quelle prime grandi imprese sociali che furono le Camere del lavoro territoriali,costruendo così’ una fitta rete di organizzazioni operaie e contadine diffuse sull’ intero territorio nazionale. Nell’arco di un paio di decenni quel soggetto sociale eterogeneo,scomposto, ricattabile e totalmente privo di diritti, attraverso questa diffusa rete di organizzazione economicha e di conflitto(leghe e sindacati) seppe costruirsi una identità politica unitaria, una capacità estesa di controllo del territorio ed esercizio di contropotere economico e politico.

Se osserviamo la fase economica che si è aperta nell’ultimo ventennio del secolo scorso, che va dalle catene produttive di tipo Fordista alla rivoluzione industriale 4.0, il carattere evidente è la totale e progressiva ridefinizione dei rapporti tra capitale e lavoro: la risultante di questo processo è la riproposizione di rapporti economici e sociali sempre più assimilabili a quelli precedenti alla costruzione del sistema del Wellfare. Il sistema di relazioni economico politico che è stato definito “compromesso fordista”, che era incardinato nel sistema del Welfare, e cioè i diritti del lavoro, i servizi sociali, il diritto all’istruzione, alla salute, all’abitare, non è più compatibile con la valorizzazione dei profitti; tale modello di relazioni sociali vede quindi la progressiva contrazione di tali diritti.

Assistiamo a una fase in cui la valorizzazione dei profitti si manifesta come mai aveva fatto prima: privatizzazione dei servizi, precarizzazione del lavoro, messa a profitto del patrimonio immobiliare pubblico,come si è tentato di fare a Roma con la delibera 140 e il conseguente attacco al mondo del sociale.

La distruzione di questa rete di garanzie, produce quindi una fase di transizione, nella quale vengono ridefiniti i rapporti fra le varie componenti sociali, dalla quale emergono nuove figure sociali ,entrano in crisi forme di rappresentanza e organizzazione tradizionali e ne emergono di nuove;tra queste quelle ispirate ai valori del mutualismo: dal recupero da parte dei lavoratori delle fabbriche dismesse,alla diffusione ormai abbastanza estesa delle pratiche di autorganizzazione sociale dei servizi, della socialità, del consumo, del lavoro.

Si tratta di un fenomeno spontaneo:una risposta alle mutate condizioni economiche, alla precarizzazione diffusa,al generale impoverimento, alla “fine del lavoro”; è un fenomeno che si configura come uno dei prodotti di risulta del nuovo assetto dei rapporti sociali e di produzione,il quale,può e deve essere considerato uno dei settori di organizzazione dei soggetti subalterni dentro l‘attuale contesto politico economico e nella attuale fase dello scontro di classe.

Nella nostro realtà, quella romana, assistiamo ormai da anni al crescere di una rete di realtà autogestite, presenti in quasi tutta la periferia romana, fatta di centri sociali,palestre popolari, gruppi di acquisto,cooperative, esperienze di autoreddito con l’erogazione di veri e propri servizi. Queste strutture rappresentano oggi un presidio contro gli effetti della crisi economica: degrado ,imbarbarimento delle relazioni sociali ,aumento della criminalità legato al radicarsi delle mafie nei territori oltre e al lento avanzare delle formazioni neofasciste. Noi pensiamo che questo circuito autorganizzato,oggi sotto attacco principalmente sul piano economico, sia un patrimonio enorme che va difeso, ma soprattutto valorizzato ed esteso nella sua capacita di dare risposta a bisogni sempre più negati.

Ma una prospettiva di crescita e valorizzazione delle pratiche di autorganizzazione sociale pone in maniera cogente e immediata il problema delle risorse economiche e dei modi e forme del loro reperimento. Senza la capacita di risolvere questa precondizione ogni progetto sociale rischia di essere irrealizzabile o di essere costretto a relazioni politico istituzionali che ne inficerebbero l’autonomia. Noi pensiamo che questo livello del problema vada affrontato e gestito, non solo attraverso ogni vertenza in grado di spostare risorse economiche verso i bisogni popolari, ma anche attraverso una gestione adeguata e razionale delle risorse disponibili, secondo le modalità e le forme dell’autorganizzazione.

Questa idea non precipita dal cielo, non è un coniglio tirato fuori dal cappello, nasce invece dall’incontro di strutture che vivendo nella pratica dell’autogestione, la declinano su settori diversi: siamo Centri Sociali,Cooperative, Associazioni e una piccola cooperativa di finanza mutualistica e solidale,MagRoma che già da un decennio lavora sul territorio cittadino, finanziando progetti di economia alternativa e strutture sociali. Vogliamo unire queste pratiche,queste conoscenze per dare vita a un percorso nuovo che collocandosi nel solco storico della esperienza mutualistica del movimento operaio,lo superi criticamente e dia vita ad un percorso di mutuo sostegno fra le realtà dell’autorganizzazione sociale,per costruire una mutua infragruppo “una finanziaria dell’autorganizzazione sociale”uno strumento di autofinanziamento, collettivo, dal basso, per sostenere e sviluppare la formazione di realtà produttive e solidali che condividano un impianto basato sul rifiuto della logica del profitto, dello sfruttamento in tutte le sue forme,sul rispetto dell’ambiente e sulla pratica dell’autogestione come luogo di crescita dell’ individuo e delle relazioni sociale.

Non pensiamo che questo percorso di economia solidale e di resistenza sia da costruire ex novo: pensiamo che ciò che va fatto è unire,contaminare, “mischiare”, apprendere e insegnare, partecipare l’uno dell’altro. Vogliamo mettere insieme le competenze tecnico- amministrative di MagRoma con il lavoro svolto dal centro sociale, quello della cooperativa di lavoro con quello dell’associazione,il progetto in partenza con quello già consolidato, e costruire insieme uno strumento di autofinanziamento condiviso e partecipato, che permetta a chi opera già di crescere e consolidarsi e a chi a solo una idea di realizzarla. Ci rendiamo conto che è un progetto che può apparire ambizioso, ma siamo sostenuti,in questa convinzione, dall’esistenza di realtà simili sia a livello europeo che nazionale;il pensiero va immediatamente a Barcellona dove l’esistenza di un circuito di economia solidale è un fenomeno ormai consolidato e corposo oppure all’esistenza di un circuito nazionale, quello delle MAG (Mutue autogestite), dove la gestione di un capitale sociale condiviso è praticato da oltre 20 anni. Altro elemento che depone a favore della realizzabilità del progetto è la presenza fra le strutture promotrici di una cooperativa,MagRoma, che già opera nel capo della finanza autogestita: il piccolo capitale sociale che già gestisce(circa 110.000,00 euro) e tutte le conoscenze legislative e tecnico-amministrative sarebbero travasate nella nuova struttura.

C’è invece,questo si, una parte del lavoro che è tutto da svolgere e che può essere fatto solo dalle strutture che aderiscono al progetto: c’è da elaborare un chiaro progetto politico,individuare limiti e direttive della modalità operativa, c’è da operare un travaso e una condivisone di conoscenze legali e amministrative che permettano un corretto uso degli strumenti che la struttura mette a disposizione, e da definire i processi decisionali, di controllo e di partecipazione. Ultima cosa , ma probabilmente la più importante , aprire una campagna cittadina di raccolta adesioni e di raccolta capitale che permetta il radicamento sui territori e il proseguo della attività di finanziamento.

Invitiamo quindi tutte le strutture dell’autorganizzazione sociale romana,le associazioni le cooperative e tutte le strutture sociali a partecipare a questo percorso.

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